Uno dei pensieri che spesso in passato mi ha fermata nel creare qualcosa di nuovo, qualcosa che non fosse abbigliamento o accessorio è:
questo non servirà a nessuno
come se il fatto di non essere “utile” o “pratico” fosse un difetto e una scusa per non farlo.
Io per prima provo gioia nel creare certi pezzi, come provo gioia nell’avere fotografie e illustrazioni, o un altro tipo di arte, in casa. Questo ragionamento è soprattutto diretto ai weavings (opere che creo con i telai) che facevo anni fa.
Durante questo periodo di crisi e domande voglio anche provare tecniche nuove, molte per curiosità personale, non per forza in un’ottica di vendita.
Sto provando davvero molta gioia nel creare nuovi weavings, è il momento in cui libero del tutto la mente e mi lascio solo guidare da colori e filati.
Molto spesso, quando inizio a lavorare a un pezzo nuovo, non ho un piano, sicuramente per qualcuno farò male, però mi piace avere completa libertà nel creare, avere solo voglia di usare alcuni filati o una palette di colori.
Credo, però, che il ragionamento debba essere un altro: io voglio creare perché ne sento la necessità, perché in questo caso mi piace abbinare colori, filati e nodi; una volta che ho finito un pezzo e che ho deciso di separarmene, non è più compito mio chiedermi se sia “abbastanza utile” o “abbastanza bello”, sono due concetti che non hanno a che fare l’uno con l’altro o meglio, sono due domande che non è giusto mi ponga io.
Come spesso mi viene detto in terapia, non posso conoscere la reazione o i pensieri dell’altra persona, e credo di poter applicare anche qui questo concetto.